Le origini e la simbologia della scopa

La scopa è un oggetto da sempre associato alle streghe e alla befana per il loro volo notturno. Ma che cosa nasconde la sua simbologia? E perchè fu associato all’ambito magico? In questo articolo ho cercato di riordinare gli appunti e fare chiarezza.

Cominciamo col dire che essendo un oggetto casalingo è stato facile associarlo alla donna, soprattutto nel periodo medievale, in quanto era lei la custode del focolare che utilizzava maggiormente gli attrezzi casalinghi. Ma sappiamo che la simbologia antica non vede la scopa solo come oggetto di pulizia domestica, dal quale deriva poi anche il suo uso come strumento di purificazione rituale. Era infatti anche considerata il mezzo con cui le Streghe si alzavano in volo. Si parla in questo caso della tradizione delle Dominae Nocturnae legate alla dea Diana ma anche, in Nord Europa, alla Regina delle Fate.
Si tratta delle schiere volanti di streghe al seguito di Diana che facevano visita agli uomini che le onoravano e le rispettavano. In Scozia esisteva questa credenza in relazione alle fate, e la Regina delle Fate era colei che guidava queste donne.

Nel I Millennio d.C, tra gli scritti dei monaci, si trovano informazioni dei culti legati alla Signora del Gioco,Diana, ma già nel 367 d.C la tradizione delle Dominae Nocturnae era diffusa tanto da essere messa al bando come credenza diabolica.

La scopa domestica

Inizialmente la scopa per usi domestici era un gambo tagliato da
una pianta di ginestra con un ciuffo di foglie all’estremità. La ginestra aveva proprietà magiche nel bene e nel male, era associata alla fertilità sia concessa che negata e il matrimonio veniva celebrato con la scopa come simbolo di abbondanza e buona sorte. Saltare sopra il manico di scopa si dice che abbia fatto parte dei riti nuziali degli Zingari e c’è un vecchio detto ancora in voga in alcuni paesi dell’Inghilterra in cui si allude ai poteri distruttivi della ginestra: “se a maggio spazzate la casa con una scopa di ginestra in fiore spezzerete via il capo di casa“. 

Oltre che di rami di ginestra, veniva confezionata con rami di betulla o di erica, immagino in base alla zona geografica.

Anche in India la scopa ha un ruolo importante come in Europa, ma siccome coloro che la usavano appartenevano alle classi più povere,non è stato facile avere notizie a riguardo. Sappiamo grazie a
Margaret Murray che la scopa di casa era fatta con foglie di
palma da dattero ed era considerata sacra, ma non risultano a lei associate proprietà magiche.

Tornando per un attimo alla ginestra, ho trovato tra le tradizioni di montagna dell’Appennino Tosco-Emiliano, che venivano usati i suoi rami dagli spazzacamini, per ripulire le canne fumarie e si dice che porti fortuna usare la ginestra in questa operazione.Mi è sembrata una scena familiare, come se gli antichi racconti di streghe che escono dai camini con le scope abbiano poi generato queste usanze popolari! Oppure più semplicemente, la pulizia del camino veniva fatta proprio per accogliere gli spiriti nelle proprie case. In Irlanda infatti, i camini venivano addobbati con sempreverdi per dare il benvenuto agli antenati e agli spiriti.

Un ultimo cenno sulla scopa come uso domestico è il notare come anche il forcone, strumento agricolo più maschile,sia finito poi tra quegli oggetti simbolo del male: la scopa delle streghe e il forcone dei diavoli. Ovviamente il perchè questi attrezzi furono associati all’ambito magico è da ricercare nel passato…

lA SCOPA PRIMITIVA

E’ un simbolo antico quello della scopa, ma forse c’è dell’altro.La simbologia di questo strumento ci arriva da tempi ben più lontani. Tutti abbiamo in mente l’immagine dello sciamano con il bastone, strumento di potere e di connessione con le forze della Natura, al quale si affiancava spesso una frusta fatta di piccoli bastoni o di peli di animali, che serviva per celebrare gli antichi riti della fertilità nei quali lo sciamano frustava le donne che in seguito si sarebbero accoppiate per generare nuove discendenze. Questi riti risalgono al neolitico, e se ne ha traccia in Nord Europa fino alla cristianizzazione di queste terre. Un rito simile era praticato a Roma nei Lupercali ad opera dei sacerdoti del Fauno che attraverso le fruste, propiziavano la fertilità del terreno e delle donne nel periodo in cui anche la natura rinasceva (metà Febbraio).

Puck

Purtroppo l’opera di cristianizzazione distrusse molto delle antiche conoscenze ma dal folklore ci arrivano come sempre molte informazioni. Ad esempio, prendiamo in riferimento Puck, un folletto o spirito dei boschi del folklore Nord Europeo, nel quale sono confluite e sopravvissute le caratteristiche degli antichi sciamani non che quelle di divinità come Pan o appunto il Fauno: un uomo con le corna di animali,semi nudo con il fallo eretto, vestito di pelli e zoccoli che porta in mano una torcia, simbolo della conoscenza e una scopa! Sempre dal folklore arrivano immagini e statuette di Santa Claus, figura che discende dagli sciamani dell’Antico Culto, con la scopa in mano, così come da alcuni stampi per dolci tipici delle zone dei Frisoni, in cui è rappresentato uno sciamano sempre con la scopa.

E’ possibile dedurre dunque che il bastone, la scopa, la frusta, siano tanti volti di un unico strumento rituale antico.


LA SCOPA DEGLI OPPRESSI

Sappiamo dunque che l’uso della scopa deriva dagli antichi riti della fertilità e questo troverebbe anche il suo riscontro nell’usanza più moderna di saltare la scopa per rendere fecondi i matrimoni. Sappiamo anche che esistevano riti praticati dalle donne, che a cavallo di bastoni correvano sui campi seminati per propiziare un ricco raccolto, un ricordo delle antiche unioni sessuali sui campi seminati, troppo licenziose per la nuova religione cristiana.

La scopa o il bastone assumeva la simbologia fallica, ma in realtà questo strumento incarna entrambi i principi: il principio maschile, ovvero il bastone e quello femminile,la parte triangolare appunto, fatta di rami più piccoli. Se notiamo anche la forma, sembra proprio che uno entri nell’altro.
Quandola Chiesa arrivò e vide alcune di queste tradizioni ancora in uso,si scandalizzò e le dichiarò effetti del contatto con satana e così pure chi li praticava, in particolar modo gli sciamani, con le loro corna e i vestiti bestiali, furono associati alla figura del maligno.

La Chiesa temeva queste pratiche così radicate e cercò di estirparle, ma nei boschi, l’Antico culto rimase silenzioso e vivo,radunando gli oppressi: la scopa divenne il simbolo dell’indipendenza dai re cattolici.
Il conflitto durò per secoli tra la croce di Cristo oppressiva, violenta, autoritaria e la scopa maschile/femminile dell’Antico Culto, dal quale derivò poi anche la figura del tridente, entrambi infatti associati a Streghe e Diavoli, trasformati come strumenti di potere del male, dei quali aver paura. In questo modo la Chiesa sperò di spaventare il popolo con la speranza di convertirlo con la paura. Ma sappiamo che L’Antico Culto non è mai stato spezzato.

LA SCOPA COME STRUMENTO DEL VOLO

Fatta questa lunga premessa sulle origini della scopa e della sua associazione con il paganesimo e le sue pratiche, cerchiamo di capire il suo uso proprio nei riti delle Streghe e perchè la strega è quasi sempre raffigurata a cavallo di una scopa e non solo, anche lo sciamano Babbo Natale, come abbiamo già visto.

Sappiamo dai resoconti processuali che il fenomeno definito “volo al sabba” era una pratica molto comune derivata dall’uso di un unguento dai poteri allucinogeni che attraverso bastoni di legno le donne spalmavano soprattutto dentro le mucose vaginali, in modo da non essere scoperte.
Le erbe utilizzate per il famoso unguento del volo sono l’aconito, la cicuta e la belladonna. E’ un unguento ricco di alcaloidi che inducono lo stato di sogno, liberando l’anima dal condizionamento del corpo. Usato sulla pelle  dilatava i pori e permetteva l’assorbimento delle sostanze allucinogene. L’effetto spesso finiva prima della fine del Sabba e le streghe “tornavano a casa a piedi”. 

Troviamo anche delle formule per il volo recuperate nei processi del XVII secolo in Europa.
Le Streghe basche quando si ungono dicono “emen hetan, emen hetan, quae là qua e là“. Altre invece dicono “Io sono il Diavolo non ho nulla che non sia tuo, nel tuo nome Signore questa tua serva si cosparge di unguento che essa sia un giorno diavolo e spirito del male come sei tu.” 

In Scozia, IsobelGowdie diceva: “prendiamo gambi secchi e ramoscelli di fagioli, li mettiamo tra i nostri piedi e diciamo per tre volte <<Horse and hattock horse and go! Horse and pellatis,ho ho >> e immediatamente dopo voliamo in qualunque luogo vogliamo andare”.

Pellatis si può far risalire a pelt ovvero pelli di pecora da indossare come mantelli o come selle, ma le formule magiche venivano usate perché agivano e non perché significavano qualcosa,per cui nessuno si è soffermato troppo sulle traduzioni, spesso di dialetti ormai morti, e le formule sono rimaste, giustamente impenetrabili.

Il corpo durante il volo, non andava toccato altrimenti l’anima non sarebbe potuta rientrare.

La raffigurazione dell’anima che esce dal corpo è come quella di un fumo, e per trasposizione la strega che esce dal camino è la rappresentazione simbolica del volo al sabba, ecco perchè, le scope degli spazzacamini, erano strumenti portafortuna! 
Nel folklore e nelle storie per i bambini sono rimaste queste immagini che se ben comprese possono aprire la consapevolezza su ciò che era il mondo della stregoneria e su certe pratiche rituali delle streghe,nostre antenate.

E’ probabile dunque che fosse proprio il manico della scopa,questo oggetto sul quale si spalmava l’unguento e veniva messo a contatto con le mucose genitali, cavalcandolo.  C’è da ricordare che la stregoneria medievale era una pratica “casalinga”dove gli strumenti sono quelli di uso comune soprattutto perchè non dovevano destare nessun sospetto.

Scopa come avatar della donna

In alcune zone dell’Europa dell’Inghilterra fino al secolo scorso,quando le donne uscivano dai casolari, mettevano una scopa su per il camino in modo che si vedesse dall’esterno il manico, per avvertire vicini e visitatori, che la padrona non era in casa, in alternativa la scopa veniva appoggiata fuori dalla porta di casa. Dunque la scopa diventa l’altra faccia della donna, il suo avatar,sicuramente legata ai lavori domestici diurni e per riflesso anche alla vita notturna della strega. Un particolare interessante su questo,  emerge dai resoconti processuali del Nord Europa: Isobel Gowdie racconta che la scopa veniva messa sul letto quando la strega andava al Sabba per far credere al marito che la donna fosse in casa e non destar sospetti. Veniva recitata questa formula: “io ti depongo scopa, nel nome del diavolo tu resta dove stai finché non torno“. In questo modo il marito non veniva a conoscenza che la donna era uscita di notte per partecipare al Sabba. 
 

La cavalcata della scopa a terra

Oltre che l’uso della scopa come vettore per l’unguento, sappiamo che esisteva  davvero l’usanza di cavalcare la scopa,(senza volare però!) per recarsi al Sabba e anche questo aspetto potrebbe aver originato la credenza della scopa volante. In realtà,non si tratta di scope ma di bastoni di vari legni: ginestra, canapa o leguminose o anche rami di Frassino.

Era una pratica diffusa nelle congreghe del VXII secolo per andare e tornare dai Sabba, ma di origine pi antica. La testimonianza di  Agnes Sampson nel 1592,riporta la sua  ammissione di recarsi ad un’adunanza a cavallo,su una sella da donna, dietro a quella di suo genero e anche le streghe del Lancashire si servivano di cavalli per spostarsi, mentre quelle più ricche, per esempio in Alsazia, andavano alle adunanze con carri e carrozze. Era dunque importante cavalcare qualcosa, e tra le più povere l’unica cavalcatura rimaneva il bastone. 

I primi riferimenti sulla cavalcata rituale delle Streghe si trovano in un decreto del Concilio di Ancira nel secolo IX. In questo decreto si accenna a voli delle streghe su animali: “Alcune donne scellerate convertitosi a Satana e sedotte dagli inganni e dalle illusioni dei demoni, credono e dichiarano di cavalcare di notte con Diana, certe bestie insieme a una innumerevole moltitudine di donne, coprendo immense distanze, obbedendo ai comandi di Diana loro signora da cui sono evocate, in certe notti.”

Il fatto che sia stato emesso un decreto sulla cavalcata rituale,ne dimostra la diffusione.  La prima strega processata per la sua fede religiosa fu Alice Kyteler nel 1324 e si dice che questa possedesse un bastone su cui andava ” al piccolo trotto o al galoppo nella buona e nella cattiva sorte quando e nel modo che preferiva, dopo averlo cosparso con l’unguento che fu trovato in suo possesso”.

Le parole piccolo trotto e nella buona e nella cattiva sorte sembra che dimostrino che fosse proprio una cavalcata in terra, così come anche per le fate e gli elfi,strettamente connesse alla strega, descritti “Cavalcanti di fusti di piante” dal poeta Montgomery nel 1515. Non volavano dunque in aria ma  avanzavano zoppicando, sobbalzando su e giù, forse per imitare il passo del cavallo, proprio nello stesso modo in cui la strega Alice andava al piccolo trotto, e come abbiamo fatto milioni di volte noi da bambini!

In Lorena le streghe andavano al Sabba in comitiva, insieme alle famiglie, e ogni membro aveva il suo mezzo di locomozione poichè questa danza faceva parte del rito stesso. L’inquisitore Bouguet nel 1608 dice che “le streghe andavano a piedi se il luogo di incontro era vicino altrimenti si recavano a cavallo di un caprone o a cavallo o di una scopa o di un rastrello(un forcone?).  In quest’ultimo caso uscivano dal camino e si cospargevano il corpo con il grasso e un unguento, mentre le altre (a cavallo di un caprone) non si strofinavano proprio nulla.”

La scopa come mezzo di locomozione si trova come primo accenno nel processo del Priore di San German nel 1453 che confessò di essere stato al Sabba a cavalcioni di una Balai, ovvero la scopa. Altre testimonianze processuali del 1563 ci arrivano da figli che vedono la loro vecchia madre, strega,  sedersi su un ramo e infilarsi per la cappa del camino dicendo mentre saliva: “andiamo in nome del diavolo e di Lucifero sopra rocce e spine!“.Successivamente nel 1598 nel 1603 dal Belgio alla Francia quasi tutte le confessioni riportano questo viaggio a cavalcioni della scopa.

Questa differenza di viaggio con la scopa, uno con il bastone e l’unguento e quindi il volo, l’altro semplicemente cavalcando un bastone a terra, potrebbe derivare dal fatto che l’unguento e quindi il volo, era riservato ai membri della congrega,mentre gli altri che assistevano ai riti erano al pari dei fedeli che si radunano in Chiesa ad ascoltare il prete. Resta però in comune l’uso di una cavalcatura, parte fondamentale dei viaggi verso il Sabba.

E come sempre accade quando la Chiesa non potè estirpare i simboli antichi con il terrore, come ad esempio demonizzando la scopa e il tridente, trasformò questi simboli come nemici delle Streghe.Durante le persecuzioni infatti la scopa divenne un amuleto scaccia Streghe: si attribuì alla scopa appesa alla porta di casa, il potere di tenere lontane le streghe in quanto queste,prima di entrare, avrebbero dovuto contare tutti i fili di saggina con cui era formata!

Sappiamo che la Chiesa ha provato in ogni modo ad estirpare gli Antichi culti e tradizioni seguendo proprio i biblici insegnamenti :

“Non lascerai vivere colei che pratica la magia.” Esodo, Antico Testamento.

Ma noi sappiamo com’è andata, abbiamo ancora le nostre scope e la grande responsabilità di difendere i nostri simboli!


*Bibliografia
Streghe e pagane – Max Dashu
Il dio delle streghe – Margaret Murray
Le streghe – Vanna de Angelis
Quando babbo natale era uno sciamano – Tony Van Renterghen

Appunti miei

Lisa

Ricercatrice spirituale, artigiana, figlia degli Spiriti...

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