Donne eretiche: Giovanna Monduro

Siamo in Piemonte, nel vercellese. Giovanna viene arrestata nel Gennaio del 1470 e la sua vicenda ha una fine orribile.

Giovanna era una donna ribelle e scontrosa, oggetto di invidie da parte dei parenti del marito. Fu proprio una sua parente, Antonia, a dare inizio al processo, il 21 Gennaio 1470, accusando Giovanna di aver scagliato una maledizione a cui seguirà la morte di un bambino. A queste accuse ne seguirono altre legati all’infanticidio di due bambini.

I testimoni interrogati confermarono le accuse, e una donna le appesantì affermando che: “essa Giovanna è strega e della setta delle streghe e di averla vista in stregheria” ovvero al raduno. Giovanna negò tutto, sostenendo che al raduno poteva esserci andata solo in sogno. Affermazione che destò ulteriori sospetti. Da lì in poi si susseguirono le accuse, come in una sorta di isteria. Tanto che da un’accusa per aver lanciato una maledizione, nei resoconti si trovano le domande degli accusatori relative alla struttura del raduno, come ad esempio se ci fosse un maestro nella setta, se avesse bevuto pozioni o rinnegato Dio, se avesse visto il principe del raduno e avesse ottenuto qualcosa da lui. Le domande erano legate alle credenze popolari del tempo, messe in giro proprio in seguito ai processi inquisitori, e rafforzate dal passaparola tra compaesani.

Giovanna negò tutto, ma l’inquisitore non fu soddisfatto tanto che la mise sotto tortura e fu proprio in seguito che Giovanna confessò tutto, con molti particolari delle vicende.
Un  mese dopo infatti confessò di essere stata al raduno in un luogo dove prima si celebravano riti pagani, di aver rinnegato Dio, di essersi unita ad un demone di nome Zen che le aveva donato un bastone per fare i sortilegi.

Giovanna confessò sotto tortura, sperando di aver salva la vita, di andare alla Messa ma di rifiutare la benedizione, di non bagnarsi con l’acqua benedetta e di offendere l’ostia sputandola o gettandola in terra e pestandola. Sotto tortura fu obbligata a confessare anche gli infanticidi, commessi insieme alla sua compagna di cella Maddalena e di fare dei nomi di complici. Giovanna fu astuta nel nominare solo donne già morte. Gli inquisitori erano allora soddisfatti delle confessioni, che crearono ancora di più credenze popolari e dicerie che ritroveremo spesso nei processi. 
A Miagliano, luogo di nascita di Giovanna c’è il rio delle Masche, vicino al quale, il 17 Agosto del 1470, Giovanna fu arsa sul rogo.  La cosa singolare di questo processo, è che la popolazione si rifiutò di assistere all’esecuzione, prendendo così una multa per insubordinazione e che il popolo unito deciderà di non pagare, portando il caso in tribunale che darà loro l’assoluzione. Giovanna era una di loro e sapevano che era innocente. Questo piccolo gesto testimonia l’umanità dentro i loro cuori e il desiderio di opporsi alle ingiustizie, nate dalla paura.

Ciao Giovanna.



Lisa

Ricercatrice spirituale, artigiana, figlia degli Spiriti...

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