Voci dal bosco: il linchetto

E’ uno dei più famosi spiritelli della Garfagnana, nominato in detti popolari e presente nella vita quotidiana fino a pochi decenni fa.
Conosciamolo meglio!

Il linchetto è uno spiritello che fa parte della tradizione della zona della Lucchesia fino a tutta la Garfagnana ed è conosciuto come un dispettoso, ma non pericoloso, spiritello burlone, che si diverte a fare scherzi agli abitanti delle case in cui entra. Tra i più famosi scherzi, diventati poi leggenda, troviamo quello fatto a Carlino che possedeva un violino di grande qualità in quanto appassionato di questo strumento. Una notte fu preso di mira dal linchetto che entrò nella camera di Carlino tentando invano di provare il suo violino, ma non essendone capace iniziò a sbatacchiarlo. L’uomo si svegliò e chiuse il suo violino in un luogo sicuro. La sera dopo, il folletto trovò di nuovo il violino, ma Carlino esasperato, glielo strappò di mano, purtroppo ben consapevole che il linchetto non era un Folletto facile da addomesticare è così escogitò un piano per allontanarlo definitivamente. Preparò una scodella di panico e stoppia (residui della mietitura) e a mezzanotte, quando il linchetto arrivò da lui, iniziò ovviamente ad agitare e sbatacchiare il violino. Carlino allora lo avvertì che se avesse rotto il violino avrebbe dovuto fare ciò che lui gli avrebbe chiesto è così infatti successe: il linchetto ruppe una corda e su ordine di Carlino, dovette dividere il panico e la stoppia mescolati nella ciotola. Il lavoro fu talmente estenuante che il  linchetto non si fece più vedere a casa di Carlino.

Da questa storia emerge la natura dispettosa e un po’ irriverente di questo spiritello che pare sia una “semplificazione” del dio Fauno

Emerge poi, come sempre quando si parla di spiriti e demoni, lo stratagemma per ingannarli. Il linchetto viene fermato se costretto a dividere stoppia e panico, ma anche quando viene costretto a contare i chicchi di riso in una ciotola o le foglie su un ramo di ginepro. Quest’ultimo è un rimedio popolare da attaccare alle porte, proprio per tenere lontani questi spiriti. Tra l’altro il ginepro è una pianta connessa al bosco e alla divinità da cui il linchetto discende, il Fauno appunto. Tutto questo ci ricorda anche la scopa di saggina da attaccare fuori alla porta per tenere fuori le streghe, perché secondo la leggenda, queste scellerate devono contare ogni filo della scopa prima di poter accedere alla casa.

Nella tradizione il linchetto è raffigurato come un bambino vestito di verde, capriccioso e fantasioso proprio come sono i bambini. Appare e scompare, fa salti lunghissimi, ama tirare le coperte di notte o saltare sul petto e far mancare il fiato. Questo aspetto rientra nel fenomeno dell’ “incubus” dal quale sembra prendere il nome “lincubetto” poi “lincuetto“. 

Nella tradizione il linchetto è accusato anche di intrecciare le criniere dei cavalli o di rubare il mangime, non che spaventare le spose, altro tratto che lo riconduce alla figura del Fauno.  Durante i Lupercali infatti, i Luperci ovvero i sacerdoti del Fauno, andavano in giro per la città, frustando le giovani donne per propiziare la fertilità. Questa usanza risale ad un passato preistorico, quando gli sciamani si vestivano di corna e zoccoli e impaurivano le donne mettendo in scena il furore che propiziava l’energia sessuale.

Insomma, come sempre, le storie ci ricollegano al passato, ma fanno molto di più: lo conservano.

Se conosci altri dettagli sul linchetto, scrivili nei commenti e sarò felice di leggerli.

*Fonti
Oscar Guidi – Leggende della Lucchesia
Appunti miei

Lisa

Ricercatrice spirituale, artigiana, figlia degli Spiriti...

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