Streghe delle 12 notti: la strega che incanta

Strega che canta, sulle erbe, sulle trame della tessitura, sulle corde annodate. La voce, negli incanti, ha sempre avuto un ruolo fondamentale se si parla di magia e guarigione. Scopriamo meglio questa arte, tutt’ora in uso.

La parola strega in norreno galdrakona, si riferisce a una donna che canta, dove galdr è proprio l’incantesimo. La parola strega e incantatrice sono dunque equivalenti come termini almeno in lingua norrena. Il ruolo fondamentale della voce e delle parole torna ancora a caratterizzare le arti  delle streghe, come abbiamo già visto sia nel caso della strega tessitrice che canta sulle trame,  e della strega guaritrice che canta sulle erbe, per infondere il suo volere e per pregare gli spiriti.

La parola incantation in latino significa “cantare dentro” dunque, invocare, dove canto è proprio canto, canzone. La chiesa chiamò spesso le streghe incantatrix ovvero incantatrici che dette origine al nome enchantresse in francese e enchantress in inglese. Sappiamo già come i concili ecclesiastici proibirono sempre di cantare incantesimi e insieme a questi vietavano anche la divinazione. Nel 750 per esempio ci fu concilio dove tutto questo fu chiarito e puoi trovare altre notizie negli articoli relativi alla guaritrice e alla tessitrice.  Nei libri penitenziali, in cui venivano racchiusi i peccati e la penitenza da fare per purificarsi,  si trovano anche indicazioni per la donna che compie “incantesimi o divinazioni diaboliche” ma anche per chiunque osservi presagi attraverso “uccelli, sogni o un sistema di divinazione secondo l’usanza dei pagani”.

Una riflessione: e le messe cristiane, che venivano cantate? Ovviamente quelle non ricadevano sotto “tortura” perchè grazie a quel canto, ovviamente benefico, era possibile trovarsi al cospetto del Signore durante la cerimonia e soprattutto durante il banchetto (eucaristia). 

La figura dell’incantatrice ma anche quella della guaritrice, era molto popolare tra le persone, ma soprattutto erano figure riconosciute e tenute in grande considerazione proprio per la loro capacità di praticare la medicina del popolo, che arriva dal passato ed è radicata nell’essere umano come un bisogno riconosciuto.  Si tratta di cure dolci e amorevoli che le persone gradivano sicuramente molto di più di quelle un po’ asettiche della nuova classe medica. Non fu facile, infatti, sradicare l’uso della medicina popolare e fu necessario fare qualcosa di molto incisivo come screditare le pratiche, facendole rientrare nel campo dell’occulto e del male. Il canto dunque, che era un metodo di guarigione e una pratica per richiamare gli spiriti, fu considerata un’attività legata al contatto con demoni e associata ai temuti riti pagani. 

Ma perchè l’uso del canto era così importante nelle pratiche di guarigione? L’uso della voce ha il potere di infondere, attraverso la vibrazione, un certo tipo di energia ad un amuleto ad esempio. Da non sottovalutare era il ruolo del guaritore, e della buona considerazione di cui godeva nel popolo. Per il solo fatto di essere una figura riconosciuta da molti, la strega, era in grado di guarire semplicemente con il carisma, potremmo dire. Una sorta di effetto placebo che portava i pazienti in uno spazio di fiducia e autosuggestione, guidandolo verso la guarigione. Altro fattore importante è la credenza diffusa di un mondo sottile, invisible, popolato da spiriti e che era fortemente presente in tutti. Infondere attraverso la parola con un incanto, era riconosciuto come pratica normale, poichè normale era la credenza di questo mondo sottile in grado di modificare la realtà materiale. Oggi ci stupisce, forse, per il fatto che abbiamo perso quella capacità di entrare in contatto con il mondo degli spiriti,  dunque, per comprendere i meccanismi dietro a queste pratiche antiche è necessario calarsi nelle credenze dell’epoca. Incantare un amuleto era dunque cosa accettata perchè prevedeva l’interazione del mondo degli spiriti, con quello della materia. 

Inoltre, i rimedi popolari, erano appunto “popolari” dunque accettati e utilizzati da tutti, e per una sorta di effetto domino, tutti si sentivano sereni e fiduciosi nell’utilizzare un rimedio che aveva funzionato per il vicino di casa. Oggi assistiamo allo stesso fenomeno anche con il farmaco chimico. Tutto questo però ostacolava molto l’affermazione della nuova medicina che andava a braccetto con la nuova religione e infatti, insieme, tentarono di sradicare tutto ciò che ricadeva nella medicina delle streghe.

Tornando al canto esisteva un consiglio specifico per gli uomini che risale al V secolo, di non rivolgersi alle incantatrici perché era meglio evitare di stare alla presenza di queste donne, guidate dalla forza del serpente. Possiamo pensare immediatamente al collegamento con la Bibbia e al peccato originale, dove la donna si macchia di aver disobbedito alle leggi Divine e di aver portato in un territorio di perdizione e di peccato anche l’uomo. Al di là del disappunto nel sapere certe cose, ciò che risulta evidente è che se veniva ostacolato un potere femminile, questo potere era di fatto riconosciuto e temuto. Non solo perchè impediva l’avanzamento di una nuova medicina, ma anche perchè gli “incanti” erano prevalentemente destinati alla guarigione e al trattamento di disturbi nella sfera femminile.  Le donne erano dunque indipendenti nella gestione delle proprie malattie, nel parto, nel concepimento, nell’aborto e spesso sconfinavano anche nel reprimere gli impulsi sessuali maschili con rimedi che le proteggevano dalle violenze.

Andando avanti con i termini troviamo la “carminatrix”, l’incantatrice, che deriva da “carmen” (latino) ovvero canzone, da cui discendono le parole “charme” in francese e “charm” in inglese. Sono termini medievali che  si riferiscono alle donne che cantano la guarigione e praticano le cure attraverso la voce. 

La parola “spell” in inglese, che significa incantesimo indica anche il parlare e il dire e questo ci fa capire il potere “magico” della parola. Le parole sono infatti potenti strumenti per influenzare e creare un cambiamento reale. Questo fenomeno lo abbiamo affrontato quando abbiamo parlato ad esempio del cambio dei nomi per screditare le pratiche delle levatrici: se invece di “mammana” vieni chiamata infanticida, l’incantesimo è purtroppo già compiuto.  La parola è portatrice di significato e anche di simboli che si collegano con il nostro cervello, attraverso le parti più antiche, fino a quelle più sviluppate, andando ad influenzarci nei comportamenti, e da qui, anche la spiegazione dell’effetto placebo.

Non dimentichiamo poi l’importanza del canto quando le tradizioni venivano tramandate oralmente. Coloro che avevano la capacità di narrare le storie, erano persone tenute in grande considerazione, spesso anziani dei villaggi, grazie ai quali oggi riscopriamo il passato racchiuso nei “detti popolari” o nelle fiabe raccontate ai nipoti prima di addormentarsi.

Per il momento ti ringrazio per essere arrivato fino a qui.
Spero ti sia stato utile e ti ricordo che nel canale YouTube trovi anche gli audio di questa rubrica. 

Fonti 
Vanna de Angelis – Le streghe
Max Dashu – Streghe e pagane
Rosella Omicciolo Valentini – Le erbe delle streghe nel Medioevo
Eddy Pagano – I segreti delle Streghe
Appunti miei delle varie ricerche personali

Lisa

Ricercatrice spirituale, artigiana, figlia degli Spiriti...

Potrebbero interessarti anche...