Voci dal bosco: l’artemisia e i racconti di dee madri e sapienze segrete.

 Mentre scrivevo l’articolo dedicato alla figura della guaritrice, mi sono imbattuta in una fiaba russa, in cui si narra in forma simbolica, del collegamento tra la donna e le erbe, ma soprattutto come viene acquisito il potere di riconoscerle, e di come questo antico rapporto sia costellato di tabù rituali, sia per la raccolta, che per l’utilizzo stesso.

Ma perchè vi erano dei tabù verso il mondo vegetale? La spiegazione è che questo regno era considerato sacro e permeato di vita, e nella concezione animista, che i popoli antichi avevano, ogni cosa vivente andava onorata. Nella raccolta, priviamo una pianta di una sua parte, e sebbene non venga uccisa, essa sacrifica qualcosa di se stessa per donarci benessere. Questo sacrificio va onorato con rispetto e con uno scambio di energia. Spesso infatti venivano lasciati pane o acqua ai piedi della pianta, ma anche canti e preghiere. Per maggiori informazioni ti rimando all’articolo dedicato alla guaritrice.

La pianta che viene nominata in questa fiaba è l’artemisia.

Per la sua diffusione nelle varie culture è paragonabile alla salvia che viene annoverata nella medicina di quasi tutto il mondo, dall’America alla Cina, e ovviamente nell’area mediterranea.

La troviamo”cantata” in una preghiera contenuta nel Lacnunga, un compendio medico in cui un prete del X secolo trascrisse i canti pagani per invocare i poteri delle erbe. Si tratta dell’incantesimo delle nove erbe (Nine herbs charm) e recita così:

“Ricorda artemisia, ciò che tu hai reso noto, ciò che tu hai predisposto al Grande Decreto. 
Eri chiamata Una, la più antica tra le erbe.
Sei potente per tre e contro trenta, 
sei potente contro il veleno e l’infezione, 
sei potente contro il nemico più spregevole che vaga per la terra.”

Viene nominata “Una“, quasi a sottolinearne la grandezza e la sacralità. Secondo il mito Greco – Romano, la sua scoperta fu infatti attribuita alla Dea Artemide dalla quale sembra aver preso il nome, per altri invece era legata ad Artemisia di Alicarnasso, grande esperta di questa pianta. Per notizie su questa pianta puoi leggere anche l’articolo a lei dedicato qui sul blog.

Anche nella fiaba russa l’artemisia assume un ruolo ancestrale, fino a non poter essere nominata, tanto era sacra. 

 La incontriamo con il suo nome segreto : Chernobyl che vuol dire “la nera”. La fiaba narra di una ragazza che andava in cerca di funghi in una foresta e si imbattè in un gruppo di serpenti raggomitolati. Cadde nella loro buca, al buio, in balia di questi animali affamati, che vennero placati dalla loro regina con le corna dorate che li guidò verso una pietra luminosa, in grado di sfamare chiunque la leccasse. Così, la ragazza sopravvisse fino alla primavera quando i serpenti, con i loro corpi, crearono una scala per farla uscire dalla tana.  La giovane emerse dalle profondità sotterranee e al momento del saluto, la regina concesse alla ragazza l’abilità di comprendere il linguaggio delle piante e la conoscenza dei poteri medicinali. Vi era però un tabù: non avrebbe mai dovuto pronunciare il nome Chernobyl, dell’artemisia, o avrebbe perso le sue conoscenze.

Purtroppo la ragazza violò questo tabù nominando la pianta ad un passante che si aggirava nel bosco. La ragazza perse le sue conoscenze e pare che l’artemisia, nella tradizione popolare, acquisì un altro nome, ovvero l’erba della dimenticanza. In altri scritti si narra dell’esistenza di una pianta senza nome che si raccoglieva alla vigilia del Solstizio estivo, e per molti si tratta proprio dell’Artemisia.

Cosa si nasconde dietro questa fiaba?

In molte storie sciamaniche si racconta di umani che rimangono nel mondo degli inferi per alcuni periodi, uscendo poi rinnovati e capaci di prodigi come ad esempio la comunicazione sottile con il mondo animale e vegetale che poteva essere tramandata solo attraverso un’iniziazione. Nella fiaba troviamo infatti una regina dalle corna dorate che ricorda molto le Dee lunari mediterranee, come appunto Diana-Artemide, madri delle selve, dominatrici delle erbe e protettrici degli animali.

Inoltre  i serpenti sono animali legati alla guarigione e al rinnovamento, patroni del mondo dei rimedi, sia benefici che mortiferi. Non a caso, sono proprio due serpenti che si arrotolano al bastone di Esculapio, donandogli il potere della vita e della morte attraverso la conoscenza delle erbe. 

Attraverso il loro contatto, la ragazza di questa fiaba assimila il loro potere, muore nella profondità della terra durante l’inverno (all’inizio della storia si dice che stava raccogliendo funghi, possiamo perciò ipotizzare che il periodo sia l’autunno) per uscirne rinnovata in primavera, quando anche i serpenti si svegliano, ma non solo. Un altro animale legato alle erbe, alle corna d’oro della luna, e che segue il ciclo di veglia-letargo è l’orso, il cui nome nelle lingue antiche come l’irlandese e il gallese è Arth o Artos. Anche in greco si trova la stessa parola Arktos che vuol dire orso e pare che la dea Artemide fosse connessa all’orso, proprio come la dea celtica Artio, anch’essa legata alle erbe, agli animali e alla natura selvaggia. Inoltre, per i nostri antenati, l’orso era considerato La divinità: si trovano infatti ossa e teste di orso seppellite insieme ai membri dei clan, già 17.000 anni a.C e secondo alcuni antropologi, il culto dell’orso sarebbe antecedente allo sciamanesimo. L’orsa era la madre primordiale e solo dopo assunse la forma di una donna rotonda dal ventre gravido. 

La radice Art la troviamo dunque come legame tra la divinità e l’artemisia, entrambe con le stesse caratteristiche: legate alla luna, al mondo femminile, protettrici, entrambe con il potere di guarire e di far nascere. Questa fiaba ci sta raccontando il legame di una Dea, con una pianta e di come ogni essere vegetale sia stato associato alla divinità in quanto già riconosciuto sacro. In antichità infatti, le divinità non avevano forma umana, ma di piante o alberi. Nei miti Greco-romani questa caratteristica è ben comprensibile. C’è da chiedersi perchè proprio l’artemisia venga scelta per narrare l’antica iniziazione alle erbe, lei che era
chiamata “Una” e la più antica tra le erbe, lei che era innominabile! Dopo aver fatto questo viaggio tra orsi, serpenti e Dee madri mi viene da pensare che nell’artemisia alberghi l’essenza della Dea, il principio matrice da cui tutto si origina e che questa fiaba, nasca proprio per tramandare questa antica conoscenza affinchè non venga perduta.

 Se vuoi dirmi che ne pensi o lasciare un tuo contributo all’articolo, puoi farlo qui sotto e sarò ben felice di leggere! 

Grazie per aver letto fino a qui, a presto!

Lisa

Ricercatrice spirituale, artigiana, figlia degli Spiriti...

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